mercoledì 29 maggio 2019
Devo ammettere che mi diverto - di Ugo Rosa
Uno dei temi più interessanti e curiosi di questo momento politico, che io ritengo eccezionale nel senso della eccezione, riguarda i tanti voti raccolti da un partito che fino a ieri ha violentemente disprezzato il sud del nostro paese.
In questo testo, tratto da un post di Ugo Rosa sulla sua pagina Facebook, è possibile avere una singolare ed acuta risposta.
"Devo ammettere che mi diverto.
Che c’è da ridere?
L’amaro stupore di quei progressisti che, svegliandosi, hanno scoperto che la Lega Nord, in Sicilia, è il secondo partito con un sonoro 20,74 per cento dei votanti.
Vero è che sette siciliani su dieci (e io tra questi) non sono andati a votare, ma è mia convinzione:
1) che se i siciliani fossero andati a votare in massa quel 20 per cento sarebbe diventato un meraviglioso 50.
2) che anche così 320.000 nordafricani hanno votato Padania e la cosa permane esilarante come una battuta di Groucho Marx.
Esilarante non vuol dire, però, stupefacente.
MI chiedo infatti (e lo chiedo agli stupefatti): cosa c’è di sorprendente nel fatto che degli schiavi, discendenti di schiavi e figli di schiavi siano schiavi a loro volta e in ogni fibra?
Perché mai vi sorprende che lo schiavo si abbassi i calzoni appena se ne presenta l’occasione?
E’ quello che fa da secoli.
Dovrebbe sorprendervi, semmai, il contrario.
Ma, si lagnano questi amici, perché lo schiavo preferisce un flaccido cretino travestito da celta piuttosto che il solito capobastone locale (uno di Forza Italia, o del Pd) imbecille anche lui e spesso delinquente, ma almeno vicino di casa, con coppola e marranzano?
Perché mai, pur disponendo di un’ampia e variegata scelta di ingroppatori locali, questa schiatta di bestie da soma i calzoni se li abbassa per uno che se la incula dalla Padania con la prolunga?
Questo, è vero, richiede una breve riflessione.
Non voglio farla lunga con la politologia e mi limiterò alla più elementare contabilità antropologica. Il siciliano che ha votato per Salvini si è fatto solo due conti col pallottoliere in base alla sua storia e al suo albero genealogico. Ha tirato la linea e, memore del negro Stephen di Tarantino, peggiore del peggiore padrone bianco, ha concluso che forse, tutto sommato, è meglio un padrone che, con la Sicilia, non ci ha niente da spartire. Uno che si affiderà, per sfruttarla al meglio, ai caporali e alle loro reti clientelari già bene assestate ma se ne starà lontano. Uno che, in fin dei conti, li lascerà macerare nei loro propri escrementi. E non ci vuol molto a profetizzare che, alle prossima elezioni, i cari siciliani saranno maturi per mettersi da soli il guinzaglio padano.
Questo li giustifica? No. Ma testimonia un’atavica miseria umana, intellettuale, morale e certifica il loro permanere schiavi.
Perché la logica dello schiavo (Franza o Spagna purché se magna...) vuole che un padrone “diverso” e lontano sia sempre meno peggio di un padrone simile e vicino.
E’ una logica discutibile? Certo. Ma secoli di schiavitù, carissimi, non si cancellano con un colpo di spugna. La Sicilia è quello che è. Non quello che gli amici progressisti vorrebbero che fosse. Se questo portasse a farla finita con la mitologia dell’isola pronta al risveglio e alle marce per la legalità, insomma, sarebbe già tanto…ma è speranza vana.
Perciò, cari, lasciatemi divertire..."
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